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Le statue dell’Isola di Pasqua: i MOAI

Tahai

Complesso archeologico di Tahai

Moai é il nome con cui vengono chiamate le gigantesche statue originarie dell’Isola di Pasqua. Moai si pronuncia tale quale, anche in lingua locale, sia al singolare (il moai) che al plurale (i moai).
Sono megaliti antropomorfi, enormi teste che hanno un corpo, in alcuni casi hanno un copricapo chiamato pukao. Originariamente le statue erano dipinte con terre colorate e avevano occhi di corallo e ossidiana incastonati.

CHE COSA SIGNIFICA MOAI

La parola moai é usata esclusivamente per indicare le statue, non ha un significato proprio in idioma rapa nui. Invece, gli altri nomi con i quali vengono chiamati i megaliti ne rivelano un significato piú profondo, un indizio sulla loro origine. Infatti le statue di Rapa Nui hanno anche altri nomi: Aringa Ora o Te Tupuna, che vuol dire “volto degli antenati”, e Mata Ki Te Rangi, “occhi che guardano al cielo”.
Da questi nomi di toccante bellezza, capiamo chi erano, e cosa rappresentano i moai: sono il volto “vivo”, la presenza e raffigurazione dei membri piú importanti delle famiglie, eretti lungo la costa con lo sguardo rivolto verso l’interno, spalle al mare, a proteggere il territorio e a vegliare sulla propria famiglia. Un presenza imponente, commovente: sedersi al cospetto di queste gigantesche statue é un’esperienza unica e indimenticabile. Sono ancora oggi i protettori che vegliano sulla propria gente e sulla propria terra.
Per la loro unicitá e maestositá, sono divenuti il simbolo dell’Isola di Pasqua. Gli altari con i moai, numerosi ed imponenti, ne delineano il paesaggio, con una storia molto antica e misteriosa.

I primi moai e gli altari cerimoniali Ahu dove si trovano

I primi moai Agli inizi i moai erano statue antropomorfe di piccole dimensioni e con lineamenti realistici; i primi Ahu, gli altari cerimoniali sopra i quali poggiano i moai e dove si trovano eretti ancora oggi grazie ai lavori di restauro, erano piattaforme piccole e basse.
Man mano che le famiglie erano materialmente in grado di mostrare il loro potere, hanno esteso le piattaforme rispetto al precedente Ahu.
Infatti, quasi tutti gli Ahu rivelano una serie di modifiche ed estensioni, secondo la capacità di ogni tribú, realizzando rifiniture sempre piú complesse come la costruzione di pareti in basalto lucido e fregi di scoria rossa, che accoglievano moai piú grandi e sempre più stilizzati.
A volte, la facciata della parete posteriore dell’Ahu include resti di corpi e teste di moai riciclati da una fase precedente.

Piattaforme con moai da record

Ahu VinapuLa perfetta pulitura e incastro dei blocchi dell’Ahu Vinapu, che ricorda i blocchi di pietra di Machu Pichu in Perú, mostra una straordinaria capacità tecnica, cosí come la potenza della famiglia committente é riflessa nelle grandi proporzioni dell’Ahu Tongariki, con una piattaforma di 96 m di lunghezza che sosteneva 15 moai colossali, con estensioni laterali per una lunghezza totale di 150 m.

ahu tongariki

I 15 moai di Tongariki

Da altari cerimoniali a luogo di sepoltura

In fase tardiva, l’epoca in cui vennero distrutti  ed abbattuti tutti i moai (fase Hori Moai), anche gli Ahu vennero distrutti o modificati per essere convertiti in fosse comuni  sotto la piattaforma. In alcuni casi, erano ricoperti di pietre per costituire ciò che è stato definito un ahu semi-piramidale, che permetteva accogliere le sepolture.

Altari a forma di barca e una strana connessione con l’antico Egitto

altare isola di pasquaUn particolare tipo di architettura è chiamato ahu poe poe, per la sua forma a barca, composto da estremità allungate e rialzate, una struttura rettangolare che assomiglia ad una barca. Di solito hanno una camera interna lungo la struttura, comunicante con il tetto attraverso una serie di aperture. Ce ne sono una dozzina, concentrate sulla costa nord.
Chi é appassionato di antico Egitto troverá una curiosa connessione con la barca solare del dio Ra simbolo di rinascita dalla morte a nuova vita, e resterá ancora piú stupito nel sapere che sole, in idioma rapa nui, si dice Ra’a.

I moai e le conoscenze astrologiche dei Rapa Nui

La conoscenza del movimento delle stelle, l’osservazione sistematica e le variazioni delle stagioni, le fasi lunari e la definizione di un calendario, il verificarsi di fenomeni come le eclissi o comete e il loro rapporto magico con la vita degli uomini e la natura, soprattutto in relazione alla navigazione, alle cerimonie e alle feste, fa parte del patrimonio dell’antica cultura Rapa Nui.

Scuole e osservatori astrologici

C’erano vere e proprie scuole e osservatori astrologici, così come una serie di incisioni rupestri (petroglifi) che rappresentano figure astronomiche (Papa u’i Hetu’u in Poike, Papa Mahina, nei pressi di Ahu ra’ai).

astronomia È anche possibile che alcune enigmatiche torri di pietra (tupa) siano state utilizzate come osservatori astronomici.

osservatori astronomici

Secondo i dati astronomici moderni, verso la fine del primo millennio d.C., l’inizio del grande sviluppo della cultura megalitica Rapanui (fase Ahu Moai), gli isolani sono stati in grado di vedere un numero straordinario di eclissi solari e comete.

Orientamento di altari e dei moai

Non é un mistero che per tali ragioni molti Ahu e moai sono orientati astronomicamente. In generale, le posizioni degli Ahu all’interno dell’isola sono legate ai solstizi, soprattutto d’inverno, mentre gli altari lungo la costa sono orientati verso l’equinozio nord-sud, in modo che i moai guardassero esattamente a est o ad ovest.

Monumenti astronomici sull’Isola di Pasqua

Monumenti astronomici sull'Isola di PasquaIl monumento astronomico più notevole è l’Ahu Huri A Urenga. È orientato per guardare l’alba durante il solstizio d’inverno e allineato con una piccola collina chiamata Maunga Mataengo.

A Vinapu, l’Ahu Tahiri indica gli equinozi e l’Ahu Vinapu, il solstizio d’estate.

solstizio

Alba nel sito di Tongariki

L’Ahu Ra’ai e l’Ahu Tongariki erano orientati in relazione al solstizio d’estate.

Moai o Aringa Ora: il volto vivo degli antenati

Il moai, simbolo di Rapa Nui, è diventato un’icona universale. Erano l’elemento dominante nel paesaggio dell’isola, fino alla loro distruzione tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XIX secolo.
Quelle figure stilizzate erano l’incarnazione dello spirito degli antenati di ogni stirpe. Alcuni moai hanno nomi propri, tramandati di generazione in generazione fin dai tempi remoti.

Perché vennero costruiti i moai

La maggior parte era destinata a salire su un Ahu, ma alcuni sembrano siano serviti come divisori di territori.

Quanti sono i moai di Rapa Nui?

Sull’isola sono stati registrati circa 900 moai. Di questi, circa 400 si trovano ancora nella cava del vulcano Rano Raraku, 288 si trovano sugli altari Ahu, e il resto sono sparsi in diverse parti dell’isola, probabilmente abbandonati sulla strada durante il trasporto verso gli altari.

Di cosa sono fatti i moai?

Più di ottocento moai sono stati scolpiti nel tufo lapilli del vulcano Rano Raraku, 22 in trachite bianca, 18 in scoria rossa e 10 in basalto.

Quanto sono grandi: le dimensioni dei moai

quanto sono grandi i moai
Le statue hanno differenti dimensioni a seconda dell’epoca in cui sono state costruite. Con il tempo, le figure di 3 metri sempre piú stilizzate hanno raggiunto imponenti dimensioni, fino ai 10 metri di altezza.

Gli occhi dei moai

occhi dei moai

Moai di Anakena

Nel 1978, durante la ricostruzione di un altare cerimoniale ad Anakena, l’Ahu Nau Nau, vennero ritrovati per la prima volta l’espressione visibile dello spirito incarnato nelle statue: gli occhi di corallo bianco e ossidiana. Secondo la tradizione gli occhi son il mezzo attraverso cui l’antenato proiettava la propria energia: il Mana.
Dalla propria posizione su un altare, dal centro dell’isola, dalla costa, le statue emanava il suo potere come un mantello protettivo sul lignaggio e sul suo territorio.

moai con occhi

Nel 2012 sono stati incastonati gli occhi ai moai di Anakena

Gli occhi rimanevano “chiusi” finché la statua non veniva innalzata sul proprio altare. Solo a quel punto venivano incastonati gli occhi. Oggi sono pochi i moai che hanno gli occhi, essi si trovano nel sito di Tahai e di Anakena.

I MISTERI DEI MOAI

Se l’origine dei moai e del perché vennero costruiti é un mistero in parte decifrato, altri sono i misteri a essi legati e le tecniche di trasporto ancora non svelati.

cava dei moai

Cava dei moai sulle falde del vulcano

Tutte le statue presenti sull’intero territorio dell’Isola di Pasqua provengono da un unico luogo: il vulcano Rano Raraku. Sulle falde ci sono varie cantiere e statue ancora intagliate, abbandonate durante la fabbricazione.

Il primo mistero é il perché i moai venissero intagliati direttamente sul posto, invece di trasportare il blocco di pietra in un luogo piú comodo per i maestri tagliatori. Le statue venivano intagliate orizzontalmente sulla cava, estratti, innalzati e trasportati.

Le teste dei moai hanno un corpo

teste dei moai hanno un corpoIl primo mistero risolto é che quelle che si percepiscono come teste di moai, hanno un corpo e sono i megaliti finiti ed innalzati, in cammino verso il luogo di destinazione. Sono coperti di terra fino al collo, ma antichi scavi archeologici (degli anni ’50), hanno mostrato il corpo completato e in alcuni casi finemente decorato con intagli e bassorilievi. testa moaiI corpi delle statue, dopo i rilievi degli addetti ai lavori, vennero nuovamente ricoperte. Ed é cosí che le possiamo trovare oggi, come delle teste lungo le pareti del vulcano Rano Raraku.

Come vennero innalzati e trasportati i moai

come trasportavano i moai

Prova di trasporto realizzata per Nat Geo

I moai terminati in posizione orizzontale venivano fatti scivolare su tronchi lungo le pendici del vulcano e fatti cadere dentro un buco appositamente scavato, permettendo di innalzarli verticalmente.
A questo punto veniva intagliata la schiena e il moai era pronto per “camminare” verso l’altare cerimoniale. Questa operazione richiedeva una grande quantitá di materiali come legni e corde in fibra vegetale. Lo confermano anche i numerosi orifizi nel terreno che probabilmente accoglievano pali e tronchi.

Resta da capire quale fosse la tecnica di trasporto. Secondo la tradizione degli antichi racconti i moai “camminavano”. In effetti dalle cave sul vulcano si diramano numerose “strade” scavate, e lungo queste ci sono ancora oggi resti di varie statue.
Gli studiosi hanno dimostrato che é possibile far avanzare un moai verticalmente, esperimento fatto con una statua di 3 metri, oltre a farlo scivolare su piattaforme di tronchi, un’altra possibile tecnica.

L’ultimo mistero: la fine dei moai

costruzione dei moaiNella cava é come se il tempo si fosse fermato, come se di colpo il lavoro di centinaia di persone fosse stato interrotto. Un lavoro enorme portato avanti per secoli fermatosi improvvisamente e mai piú ripreso.

Il moai piú grande dell’Isola di Pasqua

il moai piú grande

Il moai piú grande dell’Isola di Pasqua

Ancora disteso nella sua nicchia, sulle falde del vulcano Ranu Raraku, si trova il moai piú grande chiamato Te Tokanga. É lungo 21,65 metri e  pesa circa duecento tonnellate, dimensioni incredibili anche per le piú moderne tecnologie.

Che cosa sono i cappelli dei moai?

cappelli dei moai

I cappelli dei moai abbandonati

Dei 164 megaliti eretti sugli Ahu, 58 hanno un cappello di scoria rossa, chiamato Pukao. Questi cilindri sono stati scolpiti nella cava di Puna Pau, che é un piccolo cratere di fronte al centro abitato di Hanga Roa. Probabilmente rappresentavano i capelli legati in una crocchia e tinti con ocra.
31 sono i pukao che furono abbandonati nella cava o nel trasporto. Le dimensioni di questi cilindri é di 1-2 metri di altezza, di 2-3 metri di diametro, con un peso approssimativo di 29 tonnellate.

CURIOSITÁ

Ancora oggi gli uomini rapa nui usano la caratteristica pettinatura simile ad un Pukao: raccolgono i lunghi capelli scuri in alte crocchie, proprio come le statue. Le fattezze del viso di alcune famiglie e i nasi dritti, rivelano un’impressionante somiglianza con i moai.

isola di pascua abitante

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