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Storia dell’Isola di Pasqua: la colonizzazione

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Come arrivarono i primi abitanti, antiche popolazioni della Polinesia

Secondo la leggenda che raccontano gli anziani, è stato a causa di un sogno che ha portato un gruppo polinesiano a viaggiare verso est e a colonizzare un’isola che chiamarono Te pito o te kainga (l’ombelico del mondo). La tradizione orale è purtroppo frammentata e ancora oggi molti capitoli della storia restano nel mistero.
Queste storie parlano di conflitti tra capi rivali e di catastrofi naturali che hanno costretto queste popolazioni a migrare lasciando la propria isola chiamata Hiva, mitica terra ancestrale (probabilmente nelle Marchesi), guidati dal loro re Hotu Matu’a.

La leggenda

Gli tsunami li stavano colpendo l’isola di Hiva sin dai tempi di Ta’ana, nonno del re Hotu A Matu’a, che aveva mandato i suoi tre figli in esplorazione alla ricerca di una nuova terra a est. Un incantesimo li avrebbe peró trasformati in tre isolotti (motu iti, motu nui, motu kao kao) che si trovano nell’angolo sud-occidentale dell’Isola di Pasqua.

Una notte, lo spirito del vecchio saggio Haumaka voló verso est e trovò l’isola nel mezzo del Pacifico. Al suo risveglio diede le indicazioni al re, che mandó in viaggio verso l’isola una barca con sette esploratori. Gli esploratori riuscirono ad arrivare all’isola, sbarcarono sulla spiaggia di Anakena, piantarono i semi che avevano portato con loro. Alcuni di loro ripartirono verso Hiva, dove il re pianificó la migrazione del suo popolo.

Colonizzazione dell’isola: tra storia e leggenda

Storia dell'Isola di Pasqua
Da Hiva partirono numerose imbarcazioni sulle quali viaggiavano la famiglia reale, i saggi e sacerdoti, pescatori e artigiani, il popolo con piante, animali e statue votive.
All’arrivo il re distribuí i terreni ai suoi figli affinché li governassero, stabilendo l’ordine socio-politico che caratterizza la storia rapanui (dell’Isola di Pasqua).
Col tempo i territori furono marcatamente divisi e segnalati, protetti dal mana (energia) degli antenati attraverso lo sguardo vigile dei moai.

Nel corso del tempo, ciascun lignaggio ha occupato terre chiaramente definite, protette dal mana o dal potere degli antenati incarnati in figure di pietra.

Orecchie lunghe e orecchie corte

L’antropologo esploratore Thor Heyerdahl, nella sua ossessione per dimostrare che i primi abitanti di Rapa Nui erano americani, si riferisce a un termine tramandato dai racconti sul popolo detto Hanau e’epe e tradotto come grandi orecchie, alludendo secondo lui alle antiche popolazioni del Perù. Ma il suo errore nasce dalla traduzione: infatti epe significa orecchia, mentre e’epe significa robusto. In nessun momento la leggenda allude a orecchie lunghe o corte, bensí a uomini robusti e uomini magri.

Tutte le evidenze storiche e scientifiche (anche del DNA di abitanti e animali), supportate dagli antichi racconti, portano alla conclusione che la colonizzazione dell’Isola di Pasqua partí da navigatori polinesiani.

I viaggi del popolo Rapa Nui

La tradizione si riferisce a più di un viaggio di colonizzazione. È molto probabile che i coloni di Rapa Nui siano rimasti in contatto con la terra di origine per qualche tempo, finché ebbero barche, navigatori esperti e buone ragioni per tornare.
Il centro cerimoniale della Polinesia era situato a Raiatea, nell’arcipelago di Tahiti, dove i diversi gruppi polinesiani concorrevano periodicamente. Il Marae Taputapuatea era il centro del culto di Oro, una delle principali divinità del pantheon polinesiano.

centro cerimoniale in polinesia

Marae Taputapuatea: il più importante luogo sacro della Polinesia Francese

I viaggi di importanti esponenti del popolo Rapanui verso questo “Vaticano della Polinesia” si é perso nella memoria locale, ma ci sono riferimenti alla loro presenza negli antichi racconti di Tahiti.

L’isola di Pasqua mostra un processo di sviluppo continuo, senza influenze estranee alla cultura polinesiana. L’evidenza archeologica, linguistica, antropologica e biologica relazionano Rapa Nui con la Polinesia e in particolare con le isole Marchesi e Mangareva.

isole marchesi

Nuku Hiva, Isole Marchesi

Non è logico supporre che sia stato un singolo contatto per poi rimanere in assoluto isolamento. La leggenda stessa racconta di una serie di viaggi nei primi tempi della colonizzazione.
La varietà di specie vegetali introdotte nella nuova terra dimostra che si tratta di una colonizzazione pianificata sistematicamente, piuttosto che il contatto casuale con un’isola sperduta nell’oceano, da un piccolo gruppo di persone su canoe alla deriva, o spinti dal caso.

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